martedì 25 ottobre 2011

Aneddoti di evasione quotidiana

Nel libro di Roberto Ippolito, Evasori Chi Come Quanto, c’è un capitolo molto interessante sul confronto di alcuni dati tra chi è in linea con gli studi di settore e chi invece non li ha rispettati.

Chi è risultato in linea ha dichiarato ricavi per oltre 360 mila euro e un reddito di circa 45 euro, pari al 12,6% dei ricavi. I non congrui con gli studi di settore dichiarano invece mediamente un fatturato di circa 195 mila euro e un reddito di poco più di 10 mila euro, pari ad appena il 5,4% dei ricavi.

In definitiva, tra chi rispetta gli studi di settore e chi invece no c’è un divario di quasi il 50% in termini di ricavi e di 4 volte e mezzo in termini di reddito. Esemplare è il caso dei titoli di sale di gioco. Chi è in linea con gli studi di settore dichiara un reddito di quasi 60 mila euro, contro la perdita di 2 mila euro dei non congrui.

Da questi dati emerge che nonostante gli studi di settore siano costruiti in modo tale da non dare molto fastidio agli evasori, c’è sempre una categoria di furbi che si sentono ancora più furbi.

Paradossale sono infatti i dati segnalati da Ippolito circa il possesso di beni strumentali. Ci sono infatti 100 mila esercizi commerciali che scontano l’acquisto di beni strumentali ma non ne dichiarano il possesso. Risultano quindi al fisco 3.329 ristoranti senza cucina o tavoli, 480 farmacie senza scaffali, 555 lavanderie senza lavatrici, 5.139 installatori di impianti e idraulici senza attrezzature, 360 laboratori di analisi senza strumenti e 137 tassisti senza taxi.

Altre sorprese vengono dati sul ricambio di magazzino dei pasticcieri. Un pasticciere in linea con gli studi di settore ricambia il magazzino tra i 20 e i 100 giorni, uno invece non congruo tra l’anno e i due anni e mezzo. La speranza in questo caso che i pasticcieri non in linea con i calcoli degli studi di settore siano effettivamente degli evasori perché altrimenti andrebbero denunciati ai NAS per vendita di prodotti alimentari in decomposizione.


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