lunedì 24 ottobre 2011

Un po’ di aritmetica sull’evasione fiscale: il rendimento atteso

Ipotizziamo di essere un contribuente "egoista" che voglia decidere se evadere o meno.

Il conteggio che questo soggetto dovrebbe fare è il seguente (per maggiori dettagli si veda Bernardi e Franzoni):

- per ogni euro di reddito evaso il contribuente egoista risparmia l’aliquota fiscale media (t) che gli sarebbe stata applicata, sempre però che non cada tra le maglie dei controlli dell’Agenzia delle Entrate. Posto che la probabilità di venire controllato è pari a p, allora il rendimento di ogni euro evaso è pari a t*(1-p);

- il rischio che il contribuente egoista si assume è però quello di cadere nei controlli e di dover pagare, oltre alle somme evase, anche le sanzioni amministrative in percentuale delle somme evase (s). In altri termini, se gli dovesse andar male dovrebbe pagare, per ogni euro evaso, t*p*s

Sommando le due componenti emerge che il rendimento atteso dell’evasione è pari a
R = t*(1-p)-t*p*f = t*[1-p*(1+s)]

Data questa formula affinché non ci sia evasione, e tralasciando il tema del livello di propensione/avversione al rischio dei contribuenti, è necessario che questo rendimento sia nullo o negativo.

Utilizzando un po’ di informazioni che abbiamo a disposizione possiamo stimare qual è il rendimento atteso dell’evasione in Italia. Ponendo l’aliquota fiscale media al 25%, la probabilità di accertamento al 4,4% così come segnalato dalla Relazione concernente i risultati derivanti dalla lotta all’evasione fiscale presentata dal Governo nel 2009 e relativa al 2008, e ipotizzando il livello massimo di sanzioni previste dal nostro ordinamento, pari al 240% della somma evasa (art. 1. comma 1 del d.lgs. 471/1997), arriviamo ad una stima del rendimento dell’evasione in Italia pari a oltre il 21%. Da ciò emerge come il contribuente egoista abbia un ottimo incentivo a evadere.

Facendo un esercizio inverso possiamo invece calcolarci su quali valori dovrebbero attestarsi i parametri considerati affinché il rendimento dell’evasione sia nullo.
Lasciando inalterata la probabilità di accertamento al 4,4%, le sanzioni amministrative dovrebbero essere pari al 2200%, cioè in altri termini 22 volte la somma evase.
Viceversa, con sanzioni del 240% la probabilità di accertamento dovrebbe crescere al 30%, cioè quasi un contribuente su tre dovrebbe essere controllato.

Già da queste semplice evidenze emerge come focalizzare l’attenzione solo sui controlli e/o le sanzioni non permetterà mai di eliminare completamente l’incentivo a evadere.

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