Torniamo ad esaminare le misure anti-evasione recentemente emanate dal Parlamento nell’ambito della manovra anti-crisi.
Dopo aver esaminato misura sul reato di evasione (si veda il post del 16 settembre 2011), passiamo a considerare quella relativa alla possibilità per i Comuni di incassare il 100% delle somme evase e da loro accertate.
In particolare, gli ambiti di accertamento su cui i Comuni potranno agire sono i seguenti:
- pratiche di pubblicità abusiva;
- club, associazioni, circoli di comodo al fine di usufruire di agevolazioni o esenzioni dell’Ici;
- segnalazione all’Agenzia delle Entrate di professionisti o commercianti che non sono in regola con il fisco;
- segnalazioni delle opere edilizie effettuate al fine di verificare se le plusvalenze realizzate sono state dichiarate;
- contratti di locazione in nero;
- individuazione dei finti residenti all’estero;
- segnalazione di soggetti senza reddito il cui tenore di vita non rispecchia tale situazione.
Sulla carta questa misura sembrerebbe idonea al contrasto dell’evasione incentivando di più le amministrazioni locali a stanare gli evasori.
Tenendo però conto che prima di questo intervento era già presente una norma che incentivava i Comuni nella lotta all’evasione ma che con poche eccezioni, soprattutto localizzate in Emilia Romagna, non ha dato molti frutti.
Ci sono infatti due ordini di problemi che non hanno permesso di ottenere grandi risultati.
Il primo è che i Sindaci non sono molto propensi ad attuare politiche che potrebbero rendere scontenti un parte del loro elettorato.
Il secondo, connesso anche con il primo, è che i piccoli Comuni non hanno quella dotazione di personale e quelle competenze sufficienti per fare un’attività di contrasto all’evasione. Inoltre, i legami di natura familiare o amicale più stringenti rendono difficile procedere per una via che da molti è considerata, a torto, di delazione fiscale.
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