Due giorni fa il Parlamento italiano ha definitivamente approvato la manovra anticrisi. Tra le misure varate alcune riguardano nello specifico la lotta all’evasione.
In questo post voglio prendere in considerazione la norma che forse ha fatto più scalpore, cioè quella che prevede il carcere per i grandi evasori.
In particolare, d’ora in poi per chi evade più di 3 milioni di euro, e l’ammontare complessivamente evaso supera il 30% del fatturato dell’attività, scatteranno le manette.
Per fare un esempio, quindi, se un imprenditore evade 5 milioni e il suo giro d’affari è pari a 10 milioni allora sarà suscettibile d’arresto. Nel caso in cui il suo fatturato fosse di 20 milioni, invece, potrebbe continuare ad evadere tranquillamente senza rischiare il carcere.
In sintesi, la norma non sembra sicuramente idonea ad andare a colpire la “ciccia” dell’evasione, che si annida soprattutto nelle attività professionali e nelle piccole imprese, che spesso rimangono tali anche per sfuggire ai maggiori controlli fiscali a cui un’azienda di maggiori dimensioni potrebbe essere sottoposta. Inoltre, il fatto che Berlusconi si sia confidato con i suoi collaboratori più stretti dicendo che questa misura è “da Stato socialista” la dice lunga su quante probabilità abbia di essere poi applicata nei fatti e non di rimanere, come moltissime altre leggi italiane, solo un buon proposito.
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