Nel primo capitolo del libro “L’evasione fiscale. Quanto, come e perché” di Alessandro Santoro viene presentata un’analisi molto interessante sulle distorsioni prodotte dall’evasione. Per fare ciò l’autore si pone da un punto di vista diametralmente opposto rispetto a quanto vuole dimostrare. Infatti, vengono considerate nel dettaglio quali sono le condizioni necessarie affinché vi sia un efficiente funzionamento del mercato, in cui le imposte costituiscono solo un fattore distorsivo.
In particolare, le condizioni di efficienza (cosiddetta paretiana, cioè quella situazione di equilibrio che si raggiunge quando l’utilità di tutti gli operatori o è migliorata rispetto al passato, o in ogni caso non è peggiorata) del mercato sono 3.
La prima è che i beni venduti siano rivali, nel senso che non possano essere consumati da un individuo in più senza che l’utilità di chi già li consuma non diminuisca (ad esempio un vestito può essere utilizzato da un soggetto alla volta), e escludibili, cioè il soggetto che non paga il prezzo del bene deve poter essere escluso facilmente dal suo utilizzo.
La seconda condizione è che il prezzo di mercato tenga conto degli effetti (positivi o negativi) prodotti su terze persone dal consumo o dalla produzione di beni o servizi (cosiddette esternalità). Ad esempio, un’impresa che per produrre i suoi beni inquina dovrebbe sostenere i costi sociali, ambientali e sanitari generati dall’inquinamento, che verrebbero quindi traslati sul prezzo di vendita al mercato di tali beni.
La terza e ultima condizione è la disponibilità delle informazioni necessarie affinché sia valutato correttamente il prezzo di un bene o servizio da tutte le parti coinvolte nella transazione.
Date queste 3 condizioni si può constatare facilmente come in talune situazioni l’intervento dello Stato per sopperire all’inefficienze del mercato sia indispensabile. Ad esempio, la spesa per la sicurezza, sia essa di natura militare o legata alla vita civile (polizia, vigili del fuoco, ecc.), non ha le caratteristiche della rivalità e della escludibilità. Può invece definirsi un bene pubblico puro che per sua natura deve essere prodotto dallo Stato.
L’istruzione, invece, produce delle forti esternalità positive, in quanto cittadini più istruiti migliora il tessuto sociale e produttivo del paese, che ne giustifica l’offerta pubblica al fine di renderla accessibile a tutte le categorie sociali.
Nella sanità, infine, il soggetto assistito tenderà ad influenzare attraverso i suoi comportamenti il verificarsi di malattie (uso di droghe, obesità alimentare, ecc.) che però il soggetto preposto alla prestazione delle terapie ignora e che per tale motivo potrebbe essere indotto ad applicare prezzi per i proprio servizi così elevati da escludere i soggetti a maggior rischio (si veda quanto succede negli Usa in tema di prestazioni sanitarie private).
Fatta questa analisi dell’esigenza, per taluni beni e servizi fondamentali, di dover essere erogati dallo Stato, la diretta conseguenza dell’evasione è che il minor gettito fiscale riduce, o in taluni casi impedisce, la prestazione di adeguati servizi pubblici, determinando quindi un’ “inefficienza sociale”, cioè il peggioramento della condizione di alcune classi sociali del paese.
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